Gay & Bisex
5 - Vita vissuta
di Antoninopasss
15.10.2024 |
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"Gli chiesi come si era procurato quelle ferite e lui con sgarbo mi disse che era per colpa mia anzi già che ero lì mi diede la pezza e l’alcool e mi disse di..."
Mentre avvolgevo con la lingua quelle grosse dita e le ingoiavo fino alle nocche, sentivo crescere un piacere immenso che iniziava dal basso e raggiungeva la mia bocca, ormai arsa dal desiderio. La sua mano libera mi lisciava le chiappe e mi toccava ovunque. Avrei voluto girarmi e baciarlo, stringerlo addosso a me, sentire il suo sapore. Ma avevo promesso di non girarmi, di non urlare, ansimare, mostrare il mio godimento. Non era avvenuto niente di particolare ma l’eccitazione della strana situazione che si era venuta a creare, la paura che ancora mi prendeva con forti brividi, il non sapere chi fosse quell’uomo che mi stava aiutando e allo stesso tempo approfittava della situazione e di me. Tutto questo era surreale e meraviglioso. Mentre io gioivo delle sue mani, che lasciate la mia bocca e il mio corpo, con una piena di saliva solcava le mie chiappe e cercava di entrare nel mio buchino rosa, mentre con l’altra mi faceva chinare in avanti per agevolarne l’entrata. Ad un tratto sentivo più forti le voci provenire dal cortile, stavano litigando e forse erano venuti alle mani, e proprio mentre cercavo di ascoltare il dito mi penetrò a fondo e iniziai a guaire come una cagna dimenticando tutto. Primo uno poi due dita roteavano nel mio culo. Callose e grosse come carote, facilitate dai suoi sputi, mi allargavano e come un martello pneumatico affondavano dentro. Mi appoggiai con le mani al muro, sporgendo il culo in modo che lui potesse entrare meglio. Il tempo si era dilatato non sapevo più quanto tempo era passato, ma stavo godendo come non mai, quando oltre alle due dita ne aggiunse un altro, impazzii e venni ancora una volta. Lui tolse le dita, ed io sentii l’aria entrare, poi il tintinnio della cintola mi fece capire che si stava abbassando i pantaloni, sentii un dito bagnato entrare, roteare per far spazio a un palo di carne che si appoggiò e lentamente si fece strada nel mio culo, si fermò quasi subito. Era entrata solo la cappella ma l’eccitazione lo aveva fregato e in un sol colpo mi afferrò i fianchi, un colpo secco, entrò, tutto dentro sborrando come un fiume in piena. Percepii oltre sei schizzi copiosi, ma il dolore che provai ad essere sfondato all’improvviso fu immane. Come se fossi vergine! Doveva avere un cazzone grosso e di dimensioni notevoli. Ma non ebbi il piacere di vederlo. Lentamente si sfilò e si scusò per la violenza ma non c’è l’aveva fatta a resistere al mio buco di burro, come mi disse. Mi disse anche di non girarmi e di andare via dalla porta posteriore dove si trovava anche la mia bici, che lui aveva nascosto. Gli altri erano andati via. Mi disse di prendere delle melegrane già raccolte e di dire che il ritardo era dovuto a questo. Mi baciò sulla schiena e andò via. Rimasi fermo, mi accucciai e feci uscire la sborra dal culo mentre con le dita mi sditalinavo il buco, che si era allagato molto, era bellissimo. Mi sentivo un vera troia. Mentre mi sditalinavo iniziai a segarmi e contro tutte le aspettative venni di nuovo. Uaooo un pomeriggio fantastico. Mi ricomposi e scesi di corsa, anche se il buco mi bruciava tantissimo e non riuscivo a camminare come al solito. Trovai la bici e dei melograni che misi nella mia sacca e andai via. Non riuscivo a stare in sella, il culo mi faceva troppo male. Così preferii andare a piedi, almeno fin quando non avrei raggiunto la strada asfaltata. Prima di svoltare c’era una fontanella. Misi tutto di lato e mi avviai verso la fontanella, guardai se c’era qualcuno, ma a quell’ora del pomeriggio non c’era più nessuno, mi abbassai i pantaloni e accucciandomi iniziai a bagnarmi il buco. L’acqua fresca dava sollievo al mio buco, e di tanto in tanto affondavo un dito dentro tanto era ancora bello largo. Mentre ero assorto sentii urlare mio nome e una seria di parolacce a mio riguardo: frocio di merda ora sei venuto, visto che avevo ragione, ti piace avere il cazzo in culo, frocio ora ti spacco io e poi lo dico a tutti il rotto in culo che sei. Era Mario, che a piedi, con la faccia graffiata e un fazzoletto in mano, si lancia su di me afferrandomi per il braccio e buttandomi a terra. Cercai di difendermi, approfittando del fatto che lui non era in perfetta forma, entrambi rotolavamo a terra, cercava di colpirmi ma riuscii a schivare i suoi colpi e stranamente riuscii a bloccargli il braccio, iniziai a urlare cosa volesse da me! Cosa gli avessi fatto per comportarsi con me in quel modo. Ma lui continuava a dire, come un disco rotto, solo frocio, sei un frocio … Ebbi allora un’idea, forse sbagliata, ma gli misi una mano tra le gambe, iniziai a stringere e con mia sorpresa trovai il suo cazzo durissimo. Lui continuava a insultarmi, ma quando iniziai a toccarlo iniziò a chiedermi di succhiarlo perché ero un frocio. Glielo tirai fuori e inizia a masturbarlo e gli lasciai andare il braccio dolorante. Se avesse voluto poteva andare via, ma restò lì sdraiato e in silenzio. Mi alzai, posizionandomi sopra di lui, mi abbassai i pantaloni e con una mano guidai il suo cazzo verso il mio buco. Mi abbassai gradualmente e in poco tempo mi sedetti sopra e lui fu tutto dentro di me. Mi guardava con gli occhi sbarrati e ansimava ad ogni mio movimento. Iniziai a godere, poggiavo le mani sul suo petto e mi inculavo da solo fin quando lo sentii indurire ed ansimare al punto di esplodere dentro di me. Dopo un po' mi staccai e la sborra usci dal mio buco largo colando sul suo cazzo ancora barzotto. Mi rilavai il buco, mi rivestii. Presi la bici e anche se dolorante andai via per la strada asfaltata. Lo lasciai lì immobile, con lo sguardo fisso su di me. Quel giorno Mario subì delle lezioni che non avrebbe dimenticato presto.
Rientrato a casa, prima ancora che mia madre iniziasse a lamentarsi per il mio ritardo, le dissi che avevo portato dei melograni ecco perchè non ero riuscito ad essere puntuale. Poi corsi in bagno, entrai e trovai mio fratello in mutande che si stava tamponando dei graffi sulle cosce e sul torace. Gli chiesi come si era procurato quelle ferite e lui con sgarbo mi disse che era per colpa mia anzi già che ero lì mi diede la pezza e l’alcool e mi disse di darmi da fare per non far capire nulla ai nostri genitori. Gli chiesi perché era colpa mia? Non mi rispose ma volle sapere dove ero stato, gli dissi che ero stato a raccogliere i melograni ed ero pure caduto… poi mi interruppe e mi disse di non frequentare più Mario perché era una persona cattiva che si inventava le cose per rovinare la reputazione degli altri. Ma che adesso non lo avrebbe più fatto perché gli avevano dato una bella lezione. Poi si girò e si abbassò le mutande per farsi una doccia mente io lo osservavo con cura, ringraziandolo in cuor mio per non avermi riportato tutto lo schifo che Mario aveva detto di me. In fondo, anche se era un duro mi voleva bene…..
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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